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ANCORA CONVERSAZIONI SU PIPE DUNHILL


Sulle pipe Dunhill si è detto e si continua a dire di tutto e di più, c'è chi le venera e chi le detesta, chi le trova assurdamente costose, chi invece è soddisfattissimo del prezzo. Dove sta la verità? Penso che quando si parla di pipe la verità non stia da nessuna parte, bisogna solo affidarsi ai pareri di persone, amici o venditori, che abbiano gusti affini ai propri. Per quanto mi riguarda, l'approccio alle Dunhill risale a circa 2 anni fa, un'esperienza insignificante rispetto a quella di anziani fumatori e collezionisti che possono vantare con fierezza una passione Dunhill più che ventennale e un numero di pezzi che si aggira ad alcune centinaia. Tuttavia, proprio per la mia giovane esperienza in campo Dunhill, dopo aver fumato italiano per una ventina d'anni, è probabile che il mio punto di vista sia abbastanza disincantato e non viziato dalla consuetudine. La mia prima Dunhill fu una Shell Briar 5103 con bocchino in ambrite e con questo ho detto tutto, o quasi. Sì, perchè quel "5103" dice tutto della pipa che ho comprato: è una billiard classica, sabbiata (�Shell�), di dimensioni medio grandi (circa 16cm di lunghezza). Poi, ad avere gli occhi buoni, accanto alla scritta "made in England" compare un numerino microscopico che indica l'anno di produzione (le Dunhill posseggono la garanzia di un anno). L'ultima Dunhill che ho comprato è una piccolissima �bulldog� del gruppo 1 del 1926, acquisita grazie al favore di un amico. Senza addentrarci, per motivi di spazio nel complesso aspetto della nomenclatura Dunhill, sono rimasto meravigliato dalla coerenza dello stile e della fumata di una Dunhill dell'anno 2000, rispetto ad una consimile del 1926. Le Dunhill hanno uno stile severo, molto diverso dalle forme aggraziate ed accattivanti delle pipe italiane. Sembra che esse ti guardino con uno sguardo freddo, pare quasi che ti dicano: se mi vuoi sono così, altrimenti fa niente. Per le Dunhill è così: è il pipatore che deve avvicinarsi alla pipa e cercare di capirne i segreti, e non viceversa. Anche per quello che riguarda il gusto e la gestione della fumata, non di rado una Dunhill richiede tempo, specie per chi ha sempre fumato le pipe italiane. Le Dunhill posseggono il cosiddetto "gusto neutro", ossia la capacità di farti sentire il gusto del tabacco nei suoi aspetti più profondi e complessi, senza indulgere in dolcezze che alla lunga possono stancare o apparire scontate. Va da sé che ogni richiamo, benché minimo, alle varie problematiche di acquerugiola e capricciosità, con le Dunhill rimangono solo un pallido ricordo. E' pur vero che le Dunhill hanno un stile piuttosto freddino, ma con questo è come se ci venisse ricordato ogni volta che una buona pipa è un attrezzo che serve per fumare e che deve svolgere il suo compito sempre e comunque. Questa, in fondo, mi pare una delle qualità salienti delle Dunhill: la fedeltà. Per chi si avvicina al mondo Dunhill per la prima volta consiglio una pipa di dimensioni medio piccole, come un gruppo 2 o 3, ciò, oltre a pesare meno sulle tasche, consente di avere una pipa leggera e bilanciatissima con cui si può godere un'ora piena di fumata. Altro particolare importante: sembra che alla Dunhill abbiano criteri di scelta della radica molto diversi da quelli che noi intendiamo comunemente, infatti se non ci avviciniamo al proibitivo mondo delle "DR" (�Dead Root�), è piuttosto difficile trovare una fiamma perfetta e non è nemmeno raro il caso di trovare qualche �zona di liscio� in pipe da più di 500 euro. Il "cross cut" e l'occhio di pernice è diffusissimo. Quindi, avvicinandosi a Dunhill, si ponga attenzione al modello e alle nostre necessità di fumatore, si verrà ripagati abbondantemente da uno strumento da fumo che ci regalerà lunghi momenti di un piacere raffinatissimo. Durante la stesura di questo scritto, sto fumando una �Root Briar� 5109, che, tradotto in parole comprensibili, vuole dire: canadese liscia chiara, di dimensioni medio grandi. C'è bisogno di aggiungere altro? (cortesemente scritto per noi da Claudio Rampini)


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