top of page

CONSERVAZIONE E AFFINAMENTO DEL TABACCO DA PIPA

Tratto dall'articolo della rivista Sigari! della CCA Cigar Club Association n°21 del luglio/agosto/settembre 2015. Negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, la pipa era un passatempo molto in voga e si poteva osservare in giro molta gente che la fumava disinvoltamente; di tabacco se ne consumava molto più di oggi, anche a giudicare dalla quantità di tabaccai e di negozi che trenta o quaranta anni fa mettevano in vendita oggetti da fumo. Quanto a varietà di miscele e di marchi, però, non c‘è paragone! il mercato italiano di tabacchi da pipa offre oggi molte possibilità di scelta in più. Rispetto a un tempo forse, scambiando opinioni con molti vecchi fumatori, ho avuto l‘impressione che sia aumentata da parte nostra la sensibilità alla fumata di qualità, per cui si è disposti a spendere molti euro per una scatola di tabacco, mentre un tempo erano le buste a prezzi popolari a costituire il grosso del mercato, proprio perché i fumatori di pipa erano molto più numerosi di oggi ed attraversavano trasversalmente tutti gli ordini sociali. Nell'ottica della qualità della fumata, dunque, facciamo riferimento a un'operazione di conservazione ed invecchiamento del tabacco da pipa oggi molto diffusa; ci si è infatti persuasi da più parti che l'abbinamento delle miscele giovi molto alla resa di fumata, come avviene peri sigari. Le principali case produttrici di tabacco sostengono che dopo 5 anni il tabacco a chiusura ermetica in scatola metallica inizi a trasformare negativamente le proprie caratteristiche organolettiche. I produttori di tabacco americani, che sigillano le scatole senza sottovuoto, consigliano un invecchiamento di almeno 2 anni, ma in barattolo di vetro. Insomma, visto che deve essere lasciata in luoghi dove il tabacco col tempo tende a seccarsi, ed il fenomeno è soprattutto accentuato nelle scatole rettangolari, che hanno minore tenuta di quelle tonde, bisogna traversare le matasse di tabacco in barattoli di vetro con la guarnizione di gomma e la leva in metallo, perfetti per mantenere umidità e aroma il più a lungo possibile. Se il tabacco è fresco e umido lo si pone così come giace, senza umidificarlo, altrimenti esistono in commercio cialde o coccetti o spugnette da bagnare e inserire dentro. Naturalmente ogni tanto è bene verificare che il grado di umidità non sia sceso troppo, e provvedere di conseguenza.Un altro tipo di procedimento adottato dagli odierni attenti fumatori di pipa è l'impacchettamento del tabacco con il “sottovuoto” e la conservazione di questo al riparo da fonti di luce e di sbalzi eccessivi di temperatura ambientale. Mentre nel barattolo di vetro la miscela di tabacco tende a maturare, fondere ed armonizzare progressivamente gli aromi, il sottovuoto invece, che pure è discretamente utilizzato dai fumatori, non è il mezzo più idoneo alla lunga conservazione del tabacco, perché tende a far seccare la matassa di tabacco.Il Virginia è il tabacco che ha più chance di evoluzione aromatica attraverso l‘affinamento del tempo (anche decennale, per chi ha la pazienza di aspettare!); sembra invece che le miscele inglesi affumicate tendano purtroppo a perdere gli aromi caratterizzanti di affumicatura, perciò è bene consumarle entro un paio di anni per godere della loro pienezza aromatica.Tutto ciò non incide poi tanto sull‘entusiasmo della "caccia alla lattina vecchia" nei mercatini e nelle bancarelle dell'usato da parte dei fumatori di pipa, specie se pagata a prezzi irrisori...A tutti quelli che hanno la passione del vintage consiglio di infilare nelle vecchie scatole di metallo una pellicola trasparente, di quelle per avvolgere gli alimenti, tra il tabacco e il coperchio, dopo aver accuratamente inumidito la cartina che si trova all'interno della latta, affinché quest'ultima tenga umida la miscela. E‘ un rimedio della nonna, anzi, del nonno fumatore, ma funziona: il tabacco riprende vigore e si può fumare. LA COTTURA IN FORNO DEL TABACCO (O INVECCHIAMENTO FORZATO) Ebbene, ogni generazione di fumatori ha i suoi tic e le sue manie! Negli anni Ottanta-Novanta si bagnavano le miscele di tabacco con tutti i distillati possibili e immaginabili, o si mantenevano umide con pezzi di mela o di patate; oggi i giovani le cuociono in forno! Non ci scandalizziamo, non è affatto peregrina, l'idea! il tabacco viene comunque sottoposto a sbalzi termici in qualche fase della lavorazione, tostatura, o fermentazione, o pressione ad alte temperature... il tabacco che si cuoce di preferenza è il Virginia; chi ne ha voglia, può provare a mettere la matassa in carta stagnola e tenerla in forno a circa 85/ 100 gradi per molte ore, diciamo 4J 5 di massima. Il risultato che si ottiene è pari a quello dell'invecchiamento in barattolo di vetro arrotondamento dei picchi più aspri, maggiore dolcezza e morbidezza del gusto. Ho fumato diversi esperimenti effettuati in tal senso, con risultati più o meno brillanti; ricordo le piacevoli sfumature mielate di un "Best Brown" finalmente reso più saporito dalla cottura, o una originale miscela dai toni semi ma vellutati di tabacco "Italia", Toscano Garibaldi sbriciolato e un mix di Virginia-Orientali di Mc Clelland; l'unico tabacco che non ha funzionato con la cottura è stato il tradizionalissimo "Clan", che non solo non era migliorato, ma era diventato addirittura infumabile, affumicando la cucina del mio giovane amico di un fumo denso ed inspirabile... si vede che i diciotto tagli di tabacco presenti nella miscela si sono ribellati! LA MISCELA TOSCO VIRGINIA Segnalo ai lettori una miscela gustosa e semplice da realizzare in proprio, la Tosco-Virginia. E' una miscela per pipa di invenzione tutta italiana, perché uno dei due ingredienti con cui realizzarla è molto diffuso nella Penisola il sigaro Toscano Garibaldi. I due elementi da mischiare in percentuale omogenea, "fifthy-fifthy", sono il Virginia puro del Capstain e il Kentucky del Toscano Garibaldi, dm1que, di qualità superiore rispetto al tabacco Kentucky sbriciolato già confezionato (e addizionato di una quota più o meno rilevante di tabacco virginia), come il Comune o il Forte.Il Capstain e il Garibaldi sono facilmente reperibili sul mercato del fumo in tutta Italia, da nord a sud. Il primo costa 16 euro, ed è una lattina da 50 gr., mentre il secondo costa 5,20 euro. Perché fumare la Tosco-Virginia? Sul Kentucky sono di parte: se voglio uscire indenne da una fumata di pipa lunga di ore, è l'unico tabacco con cui la bocca e la lingua risultano fresche e pulite," anche se è necessario arrendersi alla forza e alla corposità di esso; purtroppo, però, ha un'ampiezza aromatica poco sviluppata, ed ecco il motivo dell'inserimento del Virginia, questo si strutturato e dolcemente piacevole, di un‘armoniosa complessità di aromi! L'unione di entrambi fa la forza della miscela, ecco perché vale la pena provare a farla.Di recente anche la fabbrica di produzione inglese di tabacchi Gawith ha immesso sul mercato mondiale e dunque anche italiano un prodotto molto buono, in verità, anche se abbastanza intenso - simile ad una Tosco-Virginia: si tratta del Lakeland, un Virginia-Kentucky di cui però non si sanno le proporzioni esatte degli ingredienti. Costa 22 euro. La nostra Tosco Virginia ha un impatto sulle finanze meno preponderante a parità di prezzo quasi, la quantità è notevolmente di più! Eva Vannicelli


bottom of page