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Intervista a Mimmo Provenzano, artigiano emergente.

Un bel signore dallo sguardo intenso di carbone e dal sorriso accattivante si accomoda sulla poltrona del mio fumoir. E' Mimmo Provenzano, pugliese di Maglie (LE), classe '68, artigiano di pipe in grande ascesa. E' venuto a presentare 60 meravigliosi gioielli per fumare, da esibire in mostra-mercato a Roma. Gli chiedo di raccontare la sua storia di pipemaker e subito comincia ad agitarsi sulla poltrona: è evidente che il fuoco della passione lo attraversa. Il suo lavoro gli piace molto, infatti il racconto di sé viene giù fluente, non trova ostacoli, né reticenze.

Dai, Mimmo, racconta ai fumatori della rivista "Sigari!" come ti è venuta la passione per la pipa!

"Grande amante delle sigarette, due pacchetti di Marlboro Rosse al giorno, fumo dall'età di 15 anni. Poi comincio trovare la faccenda pesante, desidero smettere, ma niente, non funziona né il breve intervento dello psicologo, né il cerotto con la nicotina.

Nel 2006 mia moglie Massimiliana decide di regalarmi una pipa: una bella sabbiata curva, di Mastro de Paja. Un oggetto splendido, che colpisce la mia immaginazione. La prima fumata? Disastrosa: mi sono bruciato tutta la gola. Però, miracolo! per sette giorni non ho acceso una sigaretta. In ogni caso, la scintilla della pipa mi era scoccata dentro.

In passato ho avuto diversi hobbies, so di avere le mani "fatate", e che in genere mi riesce tutto quello in cui mi cimento, perciò compro alcuni preforati (placche di legno da rifinire), e quindi via! di lima e cartavetrata... il risultato mi piace, decido di continuare. Mi serve però un'attrezzatura minima da hobbista: sega a nastro, e un piccolo trapano a colonna. In questo modo realizzo diversi esemplari che trovo piacevoli, e che comincio a vendere tramite blog e forum di fumatori di pipa, questi sempre attenti alle novità nel campo.

La comunità degli appassionati mi accoglie via via con interesse, con calore, e comincio a frequentarla attraverso le varie manifestazioni di settore. Prima a Rimini, poi nel 2011 a Varese, alle Fiere, e quindi il battesimo del fuoco a Cagli, la fiera più conosciuta, nel 2012.

Il 2012 è stato proprio l'anno della grande svolta: ad aprile mi sono licenziato da impiegato, per affrontare seriamente, con ogni risorsa possibile, il percorso professionale di artigiano di pipe. Non volevo più essere un hobbista, un "blocchettaro", ma un Mastro Pipaio.

In quel periodo sono stato contattato tramite un popolare social da Mario Lubinski, grande professionista del settore, importatore e rivenditore in Italia di importanti marchi di pipe di alta qualità, che mi ha invitato a Fermo, dove questo ha l'azienda, per propormi un proficuo stage di lavorazione con l'abile e affermato artigiano Franco Rossi, delle pipe Il Ceppo.

Nel 2013 decido di partire alla conquista del mondo, e mi doto dell'attrezzatura completa del pipemaker, compreso il tornio: Lubinski mi ha infatti commissionato 1000 pipe. Non compro però la floccatrice, perché mi piace fare il cannello al tornio.

Di recente ho visto lavorare Tom Eltang (eccelso artigiano danese) e parlare delle sue tecniche di lavorazione delle pipe, ma io non lo ascoltavo: cercavo di imprimermi negli occhi i suoi gesti, i suoi movimenti sul legno. Mi ha dato molti spunti di riflessione, e ho cominciato a realizzare un golden contrast (modo di colorazione della pipa) più deciso, personalizzato.

Mi piace la scuola artigianale danese, e sto studiando anche i modelli della scuola russa.

La mattina mi alzo molto presto e trascorro il tempo a studiare i modelli di pipa in rete. Cerco di imprimermi i dettagli, le forme, e poi tutto questo lavoro di studio teorico si deposita nella mia immaginazione, fertilizza la mia creatività, fino a spingermi a lavorare alle mie personali creazioni, a formare il mio stile personale.

La mia idea di pipa è che abbia un bell'impatto estetico, di forma, che soprattutto sia leggera, elegante; anche in America lo stile italiano armonioso sta influenzando e modificando lo stile "pesante"che viene realizzato oltre oceano. Il mio stile è tra il classico e il danese, ovviamente non posso mica realizzare 500 pipe all'anno solo di forma libera; dunque produco anche tante pipe di stile inglese, classiche, sono un ottimo antidoto agli eventuali voli pindarici della mia fervida immaginazione. Chi non sa realizzare i modelli classici fatti bene non si può considerare un vero artigiano di pipe. Le mie forme preferite sono senza dubbio la rodhesian, la squot tomato, le dublin semicurve, la cornetta alla Bo North, la calabash; quest'ultima mi sta regalando tante soddisfazioni in termini di vendite. E cerco anche di seguire le mode: attualmente sono impegnato nella realizzazione delle cosiddette "reverse".

Discorso particolare debbo fare per le pipe in legni varii, come l'olivo, il bois de rose, etc.. tra questi legni sono bravo (lasciatemelo dire!) a lavorare la quercia fossile, ossia la pipa "in morta"; è un legno molto duro, tende a scheggiarsi durante l'intaglio, ma quando riesco a metterne in evidenza le venature sono molto soddisfatto, perché escono fuori delle pipe molto belle. Chiaramente la produzione delle "morte" è minima, non è facile trovare la quercia fossile. Sono pipe molto delicate, non bisogna surriscaldarle troppo durante la fumata, perché si può bruciarle con un niente, per scarsa attenzione. Attualmente sto lavorando con successo alle Calabash con la testa in morta sabbiata: sono uno splendore.

Vorrei sottolineare l'importanza di un corretto RODAGGIO della pipa nuova; in genere la carico fino all'orlo con tabacchi naturali, preferendo di norma sbriciolare i Toscani Garibaldi; solo in seguito scelgo quale tabacco sia più congeniale alla pipa, testando prima i virginia e poi, se il sapore non è quello giusto, magari se percepisco una resa aspra o con una leggera venatura tannica, la passo a english mixture, contando sul fatto che il latakia affumicato armonizzerà meglio i sapori.

I miei tabacchi preferiti sono lo Shurch 128, il Semois, il Solani Silver Flake; tra i tabacchi della Samuel Gawith il Commonwealth, lo Skiff, il Brown 4, il Full Virginia Flake. E naturalmente, essendo io un fumatore accanito, tra una fumata di pipa e l'altra accendo sempre un Toscano.

La RADICA che lavoro è quella calabra, sicula, spagnola, che acquisto dal famoso Demetrio, che usa ancora calderoni in rame per bollirla, non in acciaio. Demetrio fa stagionare le placche 24 mesi all'aria aperta, su tavolacci in un soppalco che le tengano al riparo dall'umidità, girandole spesso. Secondo me la stagionatura massima deve essere di 36 mesi, in questo seguo l'insegnamento del grande maestro Paolo Beker, artigiano esperto e raffinatissimo, scomparso prematuramente, il quale sosteneva che una stagionatura superiore a questo numero di anni rende più difficoltosa la lavorazione delle placche stesse. Diciamo che una stagionatura di 24 mesi è più che sufficiente a togliere i difetti e i saporacci del legno fresco.

Il mio obiettivo è di realizzare 450 pipe l'anno: sono un numero secondo me ideale per realizzare pipe ben fatte, curate in ogni dettaglio, forate bene, con bocchini perfetti.

Due sono gli elementi con cui cerco sempre di caratterizzare mie pipe: innanzitutto, che siano tutte bilanciatissime, e per questo le provo personalmente io prima di metterle in vendita; inoltre, ove possibile rispetto alla forma, che possano star su da sole, che si "siedano"; questo, per esigenze logistiche: quando cade, la pipa può rompersi, perciò...meglio evitare!"

Mimmo Provenzano ha davanti a sè una lunga strada, che lo porterà presto nell'empireo dei più importanti artigiani di pipe al mondo.


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