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Una vita tra le pipe. Intervista al Mastro Artigiano Mario Pascucci.


Mario è un artigiano di pipe di grande professionalità e competenza. Ha realizzato pipe per più di 30 anni per il prestigioso marchio Mastro de Paja, contribuendone all'affermazione e alla diffusione nel mercato italiano e mondiale. Si stima che oltre 200,000 pipe Mastro in giro per il mondo siano passate dalle sue mani. Ora che è un "giovane" pensionato, però, Mario ha deciso di non disperdere il prezioso bagaglio professionale da lui acquisito e soprattutto, di realizzare il sogno della vita: avere finalmente un laboratorio di pipe tutto suo. La libertà di realizzare forme e dettagli in modo personale e il gusto di scegliere il materiale da lavorare è inebriante e vitale, a giudicare dall'energia emanata da quest'uomo colto nella concentrazione del suo lavoro. In rete, su You Tube, c' è un' interessante intervista realizzata da Emilia Orefice a Mario, in cui ci sono poche domande e molte immagini eloquenti dell'abilità dell'artigiano all'opera. Le sue pipe sono magici artefatti di radica curati in ogni piccolo dettaglio; hanno un legno molto bello, sono leggerissime e originali. E, non da ultimo, hanno un ottimo rapporto di qualità-prezzo. Poiché Mario ha scelto di dare spazio all'attività imprenditoriale, mi sembra un'ottima idea farlo conoscere al pubblico esperto e raffinato della nostra rivista.

Come, quando, dove hai cominciato a lavorare nel mondo della pipa? Quanti anni avevi?

Era il 1978 e avevo 23 anni. Ho iniziato come magazziniere da Mastro de Paja. Avevo appena finito il militare. A forza di vedere, impacchettare e gestire tutte quelle belle pipe, me ne sono innamorato e, dopo aver visto la scena del Presidente Pertini in Mastro, ho chiesto di poter andare in laboratorio a impararne la realizzazione. Ho, quindi, iniziato dai passaggi più semplici e, dopo poco tempo, ho dovuto sostituire chi si occupava della tornitura e scalpellatura delle pipe. Da allora non ho più smesso...

Puoi raccontare qualche aneddoto di gioventù sulle tue prime esperienze di realizzazione di pipe?

L'aneddoto più bello che ho da raccontare e che, forse, mi ha portato realmente alla realizzazione delle pipe... è avvenuto prima che iniziassi. Proprio quel giorno che il Presidente Pertini è venuto in azienda a vedere la produzione delle pipe. Ricordo distintamente tutto l'avvenimento. Eravamo orgogliosi e fieri di fargli una pipa davanti ai suoi occhi. Ricordo anche la pipa: una Dublino con la crosta viva sul fornello, realizzata dal grande Maestro Giancarlo Guidi. Il Presidente seguì con interesse tutte le fasi di lavorazione di quella Dublino e sorrise ampiamente quando gli fu donata. Senza smettere di sorridere, prese il tabacco dalla sua borsa, caricò la pipa e l'accese felice come un bambino il giorno di Natale. Per condividere con noi la sua felicità offrì da bere a tutti i molti presenti. Quel gesto mi ha colpito talmente tanto che è stato in quel momento che ho deciso cosa volevo fare “da grande”.

Da cosa prende avvio la tua ispirazione? (Es: studio dei modelli antichi, studio dei modelli in Internet... etc.) Quali forme di pipa prediligi? Ce n'è qualcuna che rappresenta in particolare il tuo stile?

Sono anni che vedo pipe da tutto il mondo e dai colleghi. Dove inizia l'ispirazione non so più dirlo. In ogni caso, prendo sempre spunti da quello che mi capita sotto mano e sott'occhio. Ma fondamentalmente mi sento come un “cane sciolto” che non ha linee guida da seguire. Mi piace adattare la pipa al pezzo di radica che mi trovo sotto le mani. Seguire le venature della radica è la base da cui parto per “studiare” nuove forme. Credo non ci sia manuale migliore da leggere e da cui imparare come è una placca di radica.

Quali sono secondo te i dettagli cui presti più attenzione in termini di efficacia e di funzionalità?

I fori! Sempre i fori! Sono la base da cui partire in ogni caso e indipendentemente dall'estetica della pipa. Prima di tutto la pipa deve fumare bene! Ovviamente tengo d'occhio anche proporzioni, bilanciamento e peso della pipa. Deve essere sempre comoda in bocca, piacevole al tatto.

Che rapporto hai con le forme nuove che sono presenti sul mercato? (Le Air Reverse Calabash, per esempio, o le Chubby...)

Sono esperimenti interessanti che, sicuramente, vale la pena di approfondire. Al momento sto ancora osservando la loro evoluzione e non è detto che non mi ci approcci anche io, tra il gioco e la sperimentazione.

Mi piacciono le Chubby e ne realizzo. Alcune le potete trovare anche in giro già in vendita.

Che tipo di radica utilizzi? Quale metodo e tempo di stagionatura di essa ritieni più valida?

Uso radica prevalentemente italiana, ma non disdegno anche quella greca che trovo, spesso, buona e di buona venatura. Vado di persona nelle segherie a scegliere le placche che poi trasformo in pipe.

Compro sia radica “bagnata” che stagionata. Quella bagnata resta naturalmente in laboratorio fino alla sua totale stagionatura prima che io la lavori.

Quale è il tuo rapporto con gli altri tipi di legno? (ulivo, limone, etc...) Hai mai realizzato pipe in morta?

A tutti questi materiali, personalmente, preferisco la radica, anche se non sottovaluto “la morta” a cui più avanti penso di dedicarmi. A detta dei fumatori che frequento, altri legni quali l'ulivo o il limone danno un rilevante “gusto aggiuntivo” alla fumata e la cosa non è sempre apprezzata. Per questo, soprattutto, al momento, preferisco accontentare le esigenze tipiche dei pipatori usando la radica che, a mio parere, resta comunque, il miglior materiale.

Quante pipe produci all'anno? (o hai intenzione di produrre?)

Produco qualche centinaio di pipe all'anno. Potrei, forse, produrne di più, visto il mio bagaglio di esperienza e la buona manualità, ma preferisco fare meno pezzi, ma di qualità migliore, prestando più attenzione alla lavorazione e alla cura dei dettagli nei minimi particolari.

Che cosa pensi del rodaggio?

Per me il rodaggio non esiste. Le pipe quando sono buone e fatte bene ritengo non abbiano bisogno di una particolare attenzione nelle prime fumate. Vanno gustate e godute da subito! Come le mie.

Puoi darci una definizione dello stile italiano?

Provo a dare il mio personale punto di vista, ma credo che trovare un comune stile italiano sia molto difficile. Ognuno interpreta la pipa a suo modo secondo il suo bagaglio di esperienza e di tecnica. Non è difficile, mettendo vicine le pipe dei vari artigiani, rendersi conto delle differenze e delle specifiche caratteristiche. Arrivo alla conclusione che non si possa arrivare a riconoscere un unico stile italiano, ma una varietà di stili che partono tutti dallo stesso amore per questo oggetto.

Che ne pensi dell'attuale contaminazione di esso con lo stile "danesizzante" in voga? (es.: uso sempre più diffuso del "golden contrast" per la colorazione, largo uso delle forme danish free hand da parte degli artigiani etc.)

Ho notato che molti miei colleghi ammiccano allo stile danese, riprendendone forme e finissaggi. Probabilmente si è diffusa la convinzione che il loro sia uno stile più bello del nostro. Credo, invece, che abbiamo moltissimo ancora da dare anche noi Italiani seguendo la nostra tradizione culturale ed estetica, senza necessariamente copiare quelli che pensiamo più bravi. Vedo quotidianamente lo stile italiano evolvere attingendo alla tradizione, senza saccheggiare altrove. Gli Italiani, da sempre, sono noti al mondo per le loro capacità creative e il buon gusto estetico. Dovremmo ricordarcene più spesso.

Che rapporto c'è con i tuoi colleghi artigiani, italiani e stranieri?

Conosco quasi tutti gli artigiani italiani personalmente, mentre gli stranieri per nome e fama. Ho ottimi rapporti con loro e spesso ci dimentichiamo di essere fondamentalmente concorrenti. È facile trovarci insieme a berci una birra parlando dei nostri lavori, confrontandoci con serenità e correttezza.

Quali sono i mercati di vendita più interessanti?

Stati Uniti e paesi asiatici sono molto interessati alla pipa italiana, soprattutto negli ultimi anni, dove le mie pipe sono già presenti. Non sottovaluto la Germania, dove la cultura della pipa è molto forte anche se diversa dalla nostra e, forse, proprio per questo ci apprezza.


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